Si prevede che la spesa globale per ricerca e sviluppo (R&S) raggiungerà i 2,8 trilioni di dollari nel 2023, con un aumento di 1 trilione di dollari (al netto dell’inflazione) dall’inizio del secolo. Nel complesso, le economie asiatiche hanno rappresentato il 46% di questa spesa, seguite dal Nord America (29%) e dall’Europa (21%). In quanto motore fondamentale dell’innovazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo hanno un impatto su innumerevoli settori, dalla difesa all’assistenza sanitaria, dalla tecnologia alle energie rinnovabili.
Dal 2020, i Paesi dell’OCSE hanno investito in media il 2,7% del loro PIL in ricerca e sviluppo, con una spesa totale che ha raggiunto 1,9 trilioni di dollari entro il 2023. Israele si distingue a livello mondiale, non solo per l’intensità di ricerca e sviluppo, ma anche per avere il più alto numero di startup high-tech pro capite. In totale, ha investito 28,3 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, di cui circa il 92% finanziato dal settore privato.
Anche la Corea del Sud (5%), Taiwan (4%) e Svezia (3,6%) sono tra i Paesi con la quota più alta di R&S in rapporto al PIL. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno investito il 3,4% del PIL in ricerca e sviluppo, raggiungendo gli 823,4 miliardi di dollari, il volume di investimenti più grande al mondo.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo in Cina sono aumentati di quasi 18 volte dal 2000, raggiungendo i 723 miliardi di dollari, il secondo investimento più grande al mondo e rappresentando il 2,6% del PIL del gigante asiatico.
Altre economie europee dedicano una percentuale leggermente inferiore del loro PIL agli investimenti in ricerca e sviluppo, come la Svizzera (3,3%), la Germania (3,1%) e il Regno Unito (2,8%), mentre la Spagna dedica l’1,5% del suo PIL nazionale alla ricerca e sviluppo, il Portogallo l’1,7% del suo PIL e l’Italia l’1,3%.
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