Sostenibilità ambientale, attenzione alla mobilità, materiali riciclabili, energia pulita, campagne di sensibilizzazione e un progetto per lasciare un’eredità verde alla città. Tutto questo è Elisa a San Siro, primo concerto della cantautrice friulana allo stadio Meazza di Milano che è anche un evento che mira a diventare un modello replicabile per il futuro in tema di sostenibilità. «Cercare di fare le cose ricordandosi sempre della sostenibilità per me è doveroso. Mi fa sentire meglio, oltre a essere la cosa giusta da fare, dice Elisa Toffoli, da tutti conosciuta come Elisa. «Si tratta di una scelta personale, ma sentivo il bisogno di fare di più. Non vedo l’ora che fare grandi concerti in modo sostenibile diventi qualcosa di interiorizzato, quotidiano, per chi organizza e anche per chi partecipa», continua la cantante di Luce (tramonti a nord est) che si sta impegnando nel fare musica a larga scala rispettando il pianeta.
Parte il 18 giugno da San Siro il tour di Elisa che, dopo Milano, toccherà varie città italiane.
Quali sono le azioni messe in campo per rendere il concerto di San Siro più sostenibile?
La prima riguarda la mobilità: abbiamo lavorato insieme al Comune di Milano per potenziare i mezzi pubblici. Se anche solo una parte delle 50.000 persone che hanno comprato il biglietto sceglierà di non usare l’auto, l’impatto sarà grande. Poi c’è la scelta del carburante, o meglio del non-carburante: useremo un biofuel di seconda generazione, l’HVO, derivato da biomasse agricole e scarti. Riduce le emissioni del 70%. È una decisione che fa davvero la differenza, soprattutto su un palco di queste dimensioni. È stata anche potenziata la raccolta differenziata e attivato il monitoraggio della carbon footprint dell’evento a cura della startup Tedis dell’Università di Genova e di Just for Earth. Servirà per migliorare il protocollo di sostenibilità anche in futuro.
Il progetto di sostenibilità non si ferma al concerto: nasce anche Plantasia – Parco Sonoro. Cosa sarà?
Plantasia è un progetto a cui tengo moltissimo. È nato per compensare l’impatto ambientale dell’evento di San Siro che comunque, nonostante tutte le azioni virtuose, non può essere azzerato del tutto. Abbiamo lavorato fianco a fianco con il Comune e con l’assessora all’Ambiente, Elena Grandi, per individuare un progetto utile alla città. Abbiamo scelto un’ex cava di 40.000 mq, in via Quarenghi, vicino a San Siro. È un terreno in parte contaminato, ma grazie alla fitobonifica sarà trasformato in un bosco urbano.
Spieghiamo cos’è la fitobonifica…
Si tratta di una tecnica innovativa: alcune piante assorbono le sostanze tossiche dal terreno. È una scoperta recente, ma promettente. Il parco sarà anche sonoro: tra gli alberi ci saranno altoparlanti che diffonderanno musica classica, che sembra avere effetti positivi sulle piante. Sarà un luogo da vivere e da ascoltare.
Quale potrebbe essere una tua canzone che potrebbe secondo te aiutare le piante a crescere meglio?
Questa domanda è per gli scienziati (sorride). Però so che ci sono studi su questa materia. Magari un giorno scoprirò che nel mio repertorio c’è qualcosa che funziona meglio di altro…
Come verrà finanziato questo progetto?
Plantasia sarà realizzato grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, al fondo attivato con Fondazione di Comunità Milano e a una raccolta fondi pubblica, tramite la piattaforma For Funding. Chiunque potrà contribuire: cittadini, aziende, altri artisti. Mi auguro che la comunità musicale milanese, e non solo, si senta parte di questo percorso. È un progetto costoso, ma collettivo. Io ci metto la mia voce, la mia nuova fondazione, e spero che diventi un punto di partenza per altri progetti simili.
Un sasso lanciato nello stagno?
Il cambiamento non deve pesare solo su pochi. Tutti possono fare qualcosa. Anche con una piccola donazione. E se questa idea si propagasse in altre città, sarebbe bellissimo.
Continuerai a seguire il progetto anche in futuro?
Il mio impegno è totale: sarò una guardiana di questo progetto fino alla fine.
Ti senti parte di una responsabilità più ampia?
Sì. Mi auguro che questo progetto diventi un seme, un esempio replicabile. Che chi viene dopo trovi un mondo migliore. Questo concerto è un abbraccio, ma anche un segnale.
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Mariella Caruso
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