Imprese, le previsioni sono cupe: “Ma manterremo gli investimenti”


“Il lodigiano quando è in difficoltà tira fuori il meglio, superando campanilismi e differenze politiche che negli ultimi trent’anni hanno rallentato la sua crescita”. Ha esordito così Mauro Sangalli, segretario dell’Unione Artigiani di Lodi ieri presentando i risultati di un’indagine economica, sulla visione del futuro, effettuata su un campione di 150 imprese di vari settori. Il 66% degli artigiani lodigiani prevede una stabilità nel fatturato del prossimo semestre rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre solo per il 32% di loro si verificherà una diminuzione. Nessun imprenditore prospetta nei prossimi sei mesi un aumento di fatturato. Dati sconfortanti, ma che non allarmano l’Unione. “Data la situazione, la stabilità va bene – ha aggiunto Sangalli – ma bisogna creare sviluppo e crescita. Il Politecnico di Milano ha certificato che il Pil del nostro territorio, negli ultimi vent’anni, non è cresciuto”. Circa l’80% degli imprenditori intervistati ha poi evidenziato la volontà di mantenere gli investimenti economici già programmati, nonostante le difficoltà, in particolar modo per i più piccoli, nell’accesso al credito e al mercato creditizio. Tra gli ostacoli principali evidenziati, i tassi di interesse elevati (32% dei pareri), la richiesta di maggiori garanzie e le limitazioni sull’erogazione di crediti (15%). Inoltre il caro energia, l’eccessivo costo delle materie prime, la flessione del settore edilizio e i dazi (novità di quest’anno), fattori considerati dagli artigiani come delle vere e proprie minacce alla loro attività imprenditoriale.

Sul fronte del personale dipendente, l’80% delle imprese non prevede variazioni. “In un territorio dove si registra la quasi piena occupazione, il 43% degli imprenditori lamenta però la mancanza di figure professionali – ha evidenziato ancora Sangalli –. Stiamo però facendo un bel lavoro per facilitare e incoraggiare la frequenza di percorsi professionali e formativi ai giovani lodigiani”. Non preoccupano nemmeno i dati sull’inflazione, data la peculiarità del tessuto imprenditoriale locale principalmente improntato alla filiera, ma che negli ultimi venti anni è passato da 15mila imprese a meno di 14mila, mentre gli artigiani sono calati da 6.300 a 4.800.

Luca Raimondi Cominesi



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