Difesa, la BEI triplica i fondi per le Pmi europee: 3 miliardi alla supply chain militare


Tre miliardi di euro per rafforzare l’industria della difesa europea partendo dal basso, ovvero dalle migliaia di piccole e medie imprese che ogni giorno riforniscono i grandi colossi del settore. La Banca europea per gli investimenti ha annunciato oggi a Bruxelles un maxi-piano di finanziamento, triplicando le risorse destinate alle banche per sostenere le PMI della filiera militare e della sicurezza, che passano così da 1 a 3 miliardi di euro.

Il primo accordo operativo

Il primo accordo operativo è stato firmato con Deutsche Bank, che riceverà un prestito da 500 milioni di euro. Questo permetterà di mobilitare un miliardo di euro in nuovi finanziamenti destinati a ricerca, sviluppo tecnologico e infrastrutture per la difesa. Secondo i dati BEI, nell’Unione operano oltre 2.500 PMI strategiche per aziende come Airbus, Thales, Rheinmetall e Leonardo, spesso penalizzate nell’accesso al credito a causa delle loro dimensioni e della natura “sensibile” del settore. “La sicurezza europea è una priorità – ha dichiarato la presidente della BEI Nadia Calviño – e stiamo portando i finanziamenti a livelli record per garantire liquidità lungo tutta la catena di approvvigionamento”. Per Deutsche Bank, ha aggiunto il manager Fabrizio Campelli, si tratta di un’opportunità per convogliare capitali “laddove ce n’è più bisogno”.

Il piano coordinato

L’iniziativa si inserisce in un piano coordinato con gli istituti nazionali di promozione economica di Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna, con l’obiettivo di sostenere ricerca, capacità industriale e infrastrutture critiche. Dal marzo scorso, inoltre, la BEI ha incluso tra i suoi obiettivi strategici la “pace e sicurezza”, sbloccando finanziamenti per ambiti come cyber-sicurezza, mobilità militare, spazio, droni, radar e protezione delle infrastrutture.

Le previsioni

Nel solo biennio 2025-2026 si prevede di superare i 5 miliardi di euro di investimenti pubblici europei nel settore. Un salto netto rispetto al passato, che segna la volontà di costruire una difesa comune anche sul piano industriale, a partire da chi, finora, era rimasto spesso escluso.



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