«Dobbiamo attrarre investimenti esteri in Piemonte e valorizzare il nostro know how su nuovi mercati, dal Mercosur all’India. I dazi non ci devono spaventare. Gli Usa non possono rinunciare al made in Italy da un giorno all’altro».
Andrea Amalberto chiude il suo primo anno alla guida di Confindustria Piemonte guardando al bicchiere mezzo pieno. È soddisfatto del lavoro fatto?
«Ci siamo impegnati ad ascoltare e a coinvolgere le imprese. Non contano solo i numeri, sono importanti le persone, i progetti, i territori. Vogliamo costruire insieme la visione industriale del nostro Piemonte. Le aziende associate sono salite a 5900 con una crescita del 3,5%».
Gli ultimi dati economici evidenziano che in Piemonte l’export tra 2023 e 2024 è calato del 4,9% a fronte dello 0,4% italiano.
«Le incertezze del contesto generale sono note, così come sono evidenti le difficoltà dell’automotive, ma ci sono anche segnali positivi. Penso alla farmaceutica, al distretto dell’oreficeria-gioielleria, all’agroalimentare, alla meccanica di precisione, all’ICT. Mi preme ricordare come Torino sia stata scelta per l’insediamento alle Ogr dell’Italian Institute of Artificial Intelligence for Industry – AI4Industry. Abbiamo molti degli asset necessari per affrontare le grandi trasformazioni. La politica deve accompagnare la trasformazione con strumenti stabili e visione lunga, oltre le scadenze elettorali».
A Novara ha presentato un piano in 5 azioni. Ce ne parla?
«Dobbiamo rafforzare le medie imprese, attraverso aggregazioni e crescita interna, abbiamo bisogno di maggiori connessioni tra start up, Pmi e grandi imprese; più semplificazione e tempi certi per dare corpo agli investimenti che verranno dopo».
Abbiamo bisogno di capitali esteri?
«II dialogo con i grandi gruppi è fondamentale. Le multinazionali che operano in Piemonte sono 1400, vogliamo che aumentino. Abbiamo mappato 673 aree industriali libere e dismesse e quelle disponibili sono molte di più: ecco perché la Regione ha deciso di schierarsi con noi e aprire questo progetto a tutti i soggetti pubblici e privati».
Il presidente Orsini ha parlato di lotta ai contratti pirata, lei ha sottolineato il valore del capitale umano.
«Il lavoro nero e irregolare va combattuto con tutti gli strumenti possibili. Bisognerebbe inoltre detassare chi reinveste gli utili in aziende, e ridurre il cuneo fiscale. Senza questa inversione di paradigma, avremo ancora a lungo il costo del lavoro tra i più alti d’Europa e i salari più bassi. Se a questo aggiungiamo il costo dell’energia, doppio rispetto alla Francia, il quadro è complesso».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link