Tuttavia, per liberare appieno il potenziale delle CER è necessario un ulteriore sforzo di sistema: servono procedure ancora più snelle, maggiore formazione tecnica diffusa nei territori e strumenti finanziari e tecnici solidi per accompagnare le comunità lungo questo percorso.
Guardando al contesto europeo, il 2025 si profila come un anno chiave per il futuro della sostenibilità energetica. L’Unione Europea ha tracciato un percorso chiaro verso la neutralità climatica entro il 2050, fissando obiettivi vincolanti che richiedono un’accelerazione senza precedenti nella transizione energetica.
Per l’Italia, ciò significa incrementare drasticamente la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, portando almeno al 42,5% la quota di rinnovabili nei consumi finali entro il 2030, come stabilito dal nuovo piano REPowerEU. Questo traguardo impone non solo investimenti infrastrutturali, ma anche un profondo ripensamento del modello energetico nazionale, rendendolo più distribuito, resiliente e partecipato.
In questo scenario, le CER, se adeguatamente integrate in una visione di lungo periodo, condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini, possono contribuire in modo sostanziale alla decarbonizzazione, facilitando la produzione locale di energia pulita, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e favorendo l’autonomia energetica dei territori.
Non si tratta solo di una questione tecnica o ambientale, ma anche sociale ed economica: le CER, infatti, possono generare valore diffuso, coinvolgere attivamente le comunità locali, creare occupazione qualificata e stimolare innovazione nei modelli di governance energetica.
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