Il bonus ristrutturazione è un incentivo fiscale grazie al quale è possibile ridurre i costi sostenuti per i miglioramenti energetici e gli interventi edilizi. Coloro che ne beneficiano dovrebbero sempre conservare tali documenti perché l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiederli in qualsiasi momento per verificare che le detrazioni spettano davvero. Quanto tempo si dovrebbe quindi custodire la documentazione e cos’è esattamente il bonus ristrutturazione?
Che cos’è il bonus ristrutturazione?
Il bonus ristrutturazione, come si evince dal nome, è uno sconto sulle tasse. Si può richiedere nel caso si facciano dei lavori di ristrutturazione, sistemazione o di rifacimento nel proprio immobile o nel condominio. Il rimborso del denaro, però, non avviene immediatamente ma mediante un’agevolazione fiscale ripartita nel tempo e si applica su una spesa massima di 96.000 euro.
Ecco un esempio:
Giacomo decide di ristrutturare il proprio appartamento e spende 40.000 euro per rifare il bagno, la cucina e l’impianto elettrico. Nel caso Giacomo abbia diritto alla detrazione del 50% potrà recuperare la metà del denaro in dieci anni, avrà quindi uno sconto sulle tasse ogni anno.
Le detrazioni previste
Per quanto riguarda le percentuali di sconto del bonus ristrutturazione, esse sono diverse a seconda dell’anno nel quale si effettuano i lavori per cui:
- nel 2025 lo sconto è del 50% se si lavori sono effettuati nella prima casa ovvero quella nella quale si vive;
- nel 2025 lo sconto è del 36% se si effettuano lavori per le altre case ovvero nelle seconde o in quelle che sono in affitto;
- nel 2026-2027 lo sconto è del 36% per la prima casa;
- nel 2026-2027 lo sconto è del 30% se si effettuano lavori per altre case.
Chi può accedere al bonus ristrutturazione
Possono accedere al bonus ristrutturazione tutti coloro che pagano l’Irpef anche se non vivono stabilmente in Italia. Questi ultimi però devono aver sostenuto le spese per i lavori. Più nel dettaglio, hanno diritto alla detrazione le seguenti figure:
- il proprietario della casa;
- chi ha la nuda proprietà dell’immobile;
- l’usufruttuario o il titolare di altro diritto reale;
- il locatario o il comodatario;
- il familiare convivente del proprietario o dell’inquilino;
- i soci delle cooperative divise o indivise;
- gli imprenditori individuali ma solo nel caso in cui si tratti di case che non servono per l’attività;
- il convivente more uxorio;
- i soci di società semplici o simile come le società in nome collettivo o le imprese familiari;
- il condominio nel caso in cui vengano effettuati dei lavori nelle parti comuni come sulle scale o sul tetto.
Cosa fare per ottenere il bonus ristrutturazione
Per ottenere il bonus ristrutturazione non serve solo effettuare i lavori in casa. Ci sono infatti delle regole precise da seguire altrimenti c’è la possibilità di perdere il beneficio.
Prima di iniziare i lavori, la prima cosa da fare è capire se c’è la necessità di inviare la comunicazione all’Asl. In caso positivo, si dovrà inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno nella quale si comunica l’inizio dei lavori. Essa servirà a garantire che vengano rispettate le norme di sicurezza nei cantieri.
L’Agenzia delle Entrate spiega però che non tutti dovranno inviare tale comunicazione. Saranno esclusi infatti i casi in cui le regole sulle condizioni di sicurezza nei cantieri “non prevedono l’obbligo della notifica preliminare dell’Asl”. Se quindi non si sa se inviare o meno tale comunicazione, il consiglio è quello di chiedere all’impresa o al tecnico incaricato per i lavori.
Per quanto riguarda i pagamenti, poi, è possibile utilizzare solo un bonifico bancario o postale dai quali dovrà risultare:
- la causale del versamento ovvero il motivo per il quale si sta pagando;
- il codice fiscale del beneficiario della detrazione;
- il codice fiscale oppure il numero della Partita Iva del professionista o della ditta che esegue i lavori.
Nel caso si effettui il pagamento dei lavori con contanti, carta di credito o assegno, il bonus ristrutturazione salterà.
Una volta che si farà la dichiarazione dei redditi, poi, nel modello si dovranno indicare:
- i dati catastali dell’immobile;
- gli estremi del contratto di locazione o comodato nel caso la casa sia in affitto.
Quali documenti conservare e per quanti anni?
Nel caso si facciano dei lavori in casa e si richieda il bonus ristrutturazione si dovranno conservare gelosamente tutti i documenti che dimostrano le spese effettuate come i permessi e le autorizzazioni.
Se i lavori le richiedono, poi, si dovranno custodire le abilitazioni amministrative come la Cila, la Scia e la concessione edilizia.
Nel caso invece non servano permessi, basterà una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà nella quale si dovrà indicare:
- la data di inizio dei lavori;
- che i lavori rientrano tra quelli per i quali c’è la possibilità di ottenere la detrazione.
Si dovranno inoltre conservare:
- la domanda di accatastamento se la casa non è registrata al catasto;
- la ricevuta Imu se quest’ultima era dovuta per l’immobile in questione, come ad esempio la seconda casa;
- i documenti per i lavori di condominio ovvero la delibera assembleare e la tabella millesimale;
- il consenso dei lavori, nel caso di affittuari servirà la dichiarazione del proprietario che autorizza a fare i lavori;
- la comunicazione dell’Asl da inviare prima dell’inizio dei lavori se essa è obbligatoria per legge;
- le fatture e le ricevute fiscali ovvero quelle rilasciate dalla ditta o dal professionista che ha fatto i lavori;
- le ricevute dei bonifici parlanti per bonus edilizi.
Infine servirà conservare la comunicazione inviata all’Enea ma solo se i lavori comportano un risparmio energetico. Ad esempio, se si sono installati dei pannelli solari o si sono eseguiti lavori per l’isolamento termico. Tale comunicazione si dovrà effettuare online entro novanta giorni dalla fine dei lavori. Nel caso non la si faccia, il bonus non si perderà come si evince dalla risoluzione numero 46 del 2019.
La documentazione su indicata si dovrà conservare almeno per 5 anni a partire dalla fine del periodo in cui si è ricevuto il bonus più 5 anni.
Qualora il rimborso dovesse essere di 10 rate annuali, invece, si dovrebbe conservare per 10 anni in quanto il rimborso dura tale arco temporale e tenerla per ulteriori 5 anni per un totale di 15 anni.
Il motivo è che l’Agenzia delle Entrate potrebbe voler controllare se si ha diritto veramente a quel bonus. Se non si hanno tutti i documenti, il pericolo è quello di dover restituire poi il rimborso ricevuto negli anni con interessi e multe.
Ecco un esempio:
Giacomo inizia i lavori di ristrutturazione della sua casa di proprietà nel 2025 e inserisce la prima delle dieci rate che gli spettano nella dichiarazione dei redditi 2026. Dovrà quindi conservare la documentazione fino al 2040 ovvero per altri cinque anni dopo l’ultima rata.
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