Fisco, per la Sugar tax arriva la proroga. L’Iva sulle opere d’arte scenderà al 5%


Sì a un nuovo rinvio della sugar tax. Il decreto fiscale con la norma che sposta in avanti la tassa sulle bevande zuccherate potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già la prossima settimana. Il Tesoro da tempo è al lavoro per reperire le coperture necessarie ad autorizzare un posticipo di almeno sei mesi, dal primo luglio al primo gennaio dell’anno prossimo. Tra le novità annunciate anche un taglio dell’Iva sulle transazioni di opere artistiche, al momento fissata al 22%: in nessun altro Paese europeo si paga un prezzo così alto. Cambierà anche il perimetro nell’ambito del quale agisce l’obbligo di tracciabilità delle spese di trasferta, introdotto dall’ultima legge di Bilancio: quest’ultimo verrà limitato alle spese sostenute nel territorio nazionale.

Tra le scadenze fiscali che verranno rimandate con il provvedimento urgente figura anche quella che riguarda le imprese globalizzate che operano su più Stati e che ottengono vantaggi fiscali in più Paesi. Queste per evitare possibili sanzioni devono trasmettere al Fisco entro il 30 giugno la documentazione anti-ibridi con cui dimostrano la correttezza del proprio operato. L’idea è di dare loro tempo fino al 31 ottobre. Tornando alla sugar tax, il rinvio era già stato proposto nel corso dell’esame dell’ultimo Milleproroghe attraverso alcuni emendamenti presentati da Forza Italia in commissione Affari costituzionali al Senato.

IL PARERE

In Manovra il governo aveva dato invece parere favorevole a un ordine del giorno proveniente sempre dagli scranni occupati da Forza Italia, che chiedeva di predisporre i necessari interventi normativi al fine di posticipare l’applicazione della sugar tax. Le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia da tempo premono per un rinvio di 12 mesi, così da accorpare l’entrata in vigore della tassa sullo zucchero a quella della plastic tax. Per il settore la stagione estiva è fondamentale per le vendite. L’imposta sulle bevande zuccherate era stata approvata dal secondo governo Conte nel 2019 e da allora è stata rimandata a più riprese. Per quanto riguarda la riduzione dell’Iva sulle transazioni di opere d’arte, Francia (5,5%) e Germania (7%) si sono già mosse, portando le rispettive aliquote al 5,5% e al 7%, e l’Italia intende fare lo stesso per non perdere ulteriore terreno sul mercato delle compravendite di dipinti e opere di rilievo. Il tema questa primavera è stato al centro di più incontri tra il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e il titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti. Già la delega fiscale aveva fissato un principio che doveva portare alla riduzione dell’aliquota ordinaria al 22%, ma non si tratta di un’operazione a costo zero e per questo la sforbiciata non è ancora avvenuta. L’intenzione è quella di passare all’aliquota agevolata al 5%, per permettere al mercato italiano dell’arte di iniziare a recuperare terreno rispetto agli altri competitor comunitari già nella seconda metà dell’anno. L’industria dell’arte italiana nel 2023 ha generato un giro d’affari diretto pari a 1,36 miliardi di euro e un impatto economico complessivo di 3,86 miliardi di euro, ma sta vivendo una lenta contrazione stando a quanto è emerso dal secondo rapporto “Arte: il valore dell’industria in Italia”, promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato da Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Secondo le stime presentate da Nomisma, mantenendo ai livelli attuali l’aliquota Iva il settore potrebbe perdere fino al 28% del fatturato complessivo.

LE STIME

Se l’Italia decidesse di abbassare al 5% l’Iva sulle transazioni artistiche, il fatturato complessivo generato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe invece fino a raggiungere circa 1,5 miliardi di euro nel giro di un triennio, con un effetto positivo sull’economia italiana stimato fino a 4,2 miliardi di euro. Il governo è al lavoro anche per continuare ad abbassare l’Irpef, questa volta a favore del ceto medio, portando l’aliquota intermedia dal 35% al 33%, come sottolineato nei giorni scorsi dal viceministro del Tesoro, Maurizio Leo, al Festival dell’economia di Trento. Intanto questa settimana il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al testo unico sull’imposta di registro. Si tratta di uno dei 9 testi unici messi lo scorso anno in consultazione dal governo nell’ambito della Delega fiscale e punta ad armonizzare tutta la legislazione in materia di imposte di registro e altri tributi indiretti. Il termine per l’adozione dei testi unici è stato prorogato al 31 dicembre 2025.

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