«Fusioni per aumentare i prestiti a famiglie e pmi»


Per anni Bankitalia ha incalzato gli istituti alle aggregazioni, oggi il sistema ha «una patrimonializzazione più solida, superiore alla media europea», rispetto al 2022 quando era sotto. Ci siamo, l’Autorità ricorda che le fusioni «rappresentano un delicato momento di discontinuità degli intermediari, devono servire al rafforzamento». Questo in un’ottica «di creazione di valore che significa «offrire a imprese e famiglie» i veri utenti finali di queste operazioni, «finanziamenti adeguati per quantità e costi, strumenti di impiego del risparmio trasparenti ed efficaci e a condizioni eque, servizi qualificati ed innovativi, coerenti con le esigenze di sviluppo del Paese».

Nel capitolo sulle “operazioni di concentrazione”, delle Considerazioni finali, ieri Fabio Panetta ha condito le sue esortazioni, con misurata incisività da cui non è difficile trarre alcune morali.

Non operazioni di potere che servano solo a perpetuare autoreferenzialità e personalismi come potrebbe essere qualcuna delle offerte avviate, ma appunto merger con un senso industriale che abbiano la capacità di generare profitto e benefici per tutti gli stakeholders e per l’economia in generale, dove il risparmio è la ricchezza messa da parte dai privati: gli italiani posseggono oltre 5600 miliardi e nelle aggregazioni questi volumi vanno tutelati, affinché fruttino di più.

L’INSEGUIMENTO

Non solo, ma le banche nel fare bene il proprio lavoro devono per, esempio, vendere prodotti di risparmio commisurati alla capacità del cliente di capirne il rischio, seguendo le indicazioni della Mifid (la direttiva europea a tutela dei risparmiatori) e di Basilea 3.

Grazie a «tre anni di forti profitti» ha riconosciuto il Governatore, le banche dispongono «di risorse significative oggi impiegate per avviare iniziative che ridurrebbero la frammentazione del mercato creditizio» (la foresta pietrificata) in modo da avvicinare «il grado di concentrazione a quello dei principali paesi europei»: l’Italia segue Germania e Francia e precede la Spagna.

Da novembre scorso è ripartito il risiko fra istituti «tra loro in competizione», coinvolgendo «banche di diverse dimensioni e specializzazioni, assicurazioni, sgr». Sul presupposto che Bankitalia interviene «nei procedimenti autorizzativi nell’ambito delle proprie responsabilità», per verificare le fondamenta di solidità, liquidità e rischi, Panetta manifesta un convincimento, anzi sollecita una risoluzione.

Il giudizio delle Ops sia messo nelle mani «delle dinamiche del mercato e delle scelte degli azionisti». La sottolineatura fa emergere la freddezza nei confronti della soluzione giudiziaria dell’Offerta di scambio di Unicredit su Bpm portata da entrambi gli istituti davanti al Tar del Lazio contro Consob e governo. La posizione segnalata da Panetta, nella tradizionale relazione di fine maggio (quest’anno il 31 cade di sabato), è destinata ad avere un peso quanto meno in termini di moral suasion, ad andare avanti su strade diverse da quelle di mercato.

Soffermandosi più in generale sulle banche italiane, i conti e le valutazioni di mercato «confermano la forza del sistema» derivante dal rapporto tra costi operativi e margine di interesse continua a migliorare mentre «la redditività è sostenuta dall’andamento delle commissioni, specie quelle sulla gestione del risparmio» che sopperisce al calo del margine di interesse causato dalla riduzione dei tassi.

Le prospettive sono incoraggianti perchè secondo le stime di via Nazionale, «nel prossimo biennio l’aumento del flusso di prestiti deteriorati alle imprese rimarrebbe contenuto». E comunque «l’alta redditività e le riserve patrimoniali accumulate mettono il sistema bancario italiano in condizione di assorbire eventuali shock». Lo scompiglio della guerra dei prezzi partita dagli Usa, dovrebbe «avere effetti limitati sul credito».

Panetta ha ricordato l’attenzione costante specie sulle piccole banche dove di recente «è intervenuta in più casi di difficoltà riconducibili in prevalenza a carenze nei meccanismi di governo societario e a debolezze nel sistema di controllo interno»: il riferimento è a Banca Progetto, commissariata, dopo un’inchiesta della procura di Milano su prestiti a società indirettamente gestite da soggetti contigui a esponenti ‘ndragheta, alla Sant’Angelo di Licata, salvata dalla Ragusa, Banca Privata Leasing per citarne alcune.





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