I clan camorristici “di più lunga tradizione” che nel tempo si sono evoluti in strutture organizzative più complesse per il conseguimento di una molteplicità di interessi illeciti “protendono verso alleanze che spesso si consolidano in cartelli o confederazioni e adottano strategie sistemiche all’interno del contesto socio-economico in cui operano, anche oltre le aree di tradizionale immanenza, agendo come vere e proprie imprese mafiose”. Èquanto si legge nel rapporto sull’attività della Dia nel 2024.
Napoli e Caserta, si legge ancora, “sono le province che risentono maggiormente della presenza delle principali organizzazioni camorristiche che ne fanno dei veri e propri epicentri criminali, in cui operano grandi cartelli come l’Alleanza di Secondigliano, i Mazzarella e i Casalesi.
Nella provincia di Salerno, il fenomeno camorristico è influenzato dalla contiguità con le aree napoletane e calabresi. Le province di Benevento e Avellino, pur meno coinvolte rispetto ai territori napoletani e casertani, vedono la presenza di clan a connotazione familistica impegnati principalmente nello spaccio di droga, nelle estorsioni e, più recentemente, nelle infiltrazioni nelle aste giudiziarie”.
Per a Dia il vero rischio in Irpinia è che“la camorra entri oltre che nei meccanismi e nelle dinamiche economiche legali anche nella pubblica amministrazione, dove non mancano anche esempi di propensione verso le attività illecite e quindi vulnerabilità dall’infiltrazione mafiosa”. E’ il vero rischio messo in evidenza nelle circa 500 pagine della Relazione della Direzione Investiva Antimafia nel 2024. Sotto il profilo più strettamente criminale, si legge: “Nel periodo in esame, il panorama criminale irpino non ha fatto registrare significative evoluzioni. Le aree caratterizzate da maggiore presenza di organizzazioni delinquenziali restano la città di Avellino il Vallo di Lauro, al confine con Nola, e la Valle Caudina a ridosso della provincia di Benevento ove i principali fenomeni delittuosi restano le estorsioni, l’usura, lo spaccio di stupefacenti e, più di recente, le infiltrazioni criminali nelle aste giudiziarie”.
E hanno aggiunto: ” Al riguardo, nella città di Avellino, permarrebbe attivo il Nuovo Clan Partenio, evoluzione dello storico clan Genovese , oggetto dell’operazione di polizia denominata “Aste ok” conclusa nel 2020, da cui è emerso, tra l’altro, l’ inedito interesse del sodalizio per il settore delle aste giudiziarie”. Qui come è noto, il Tribunale di Avellino, con un’ ordinanza sentenza di revisione delle accuse ha disposto il rinvio degli atti alla Dda di Napoli per ipotizzare e provare in dibattimento che l’organizzazione che si occupava delle aste bandite dal Tribunale era organizzata da un clan autonomo da quello denominato appunto “Nuovo Partenio”. Così sarebbe proprio: “la vulnerabilità di alcune realtà amministrative irpine sarebbe emersa anche da una recente indagine per corruzione che ha coinvolto Avellino unito alla sempre spiccata propensione ad influenzare le scelte delle amministrazioni locali a proprio vantaggio, ha coinvolto 2 alti funzionari del Comune di Avellino ed un libero professionista, conclusa dai Carabinieri 18 aprile 2024 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare+2 nei confronti dei 3 indagati. L’accusa è di falso in atto pubblico, peculato, la rivelazione e l’utilizzazione di segreto di ufficio, tentata induzione indebita e corruzione per l’esercizio delle funzioni. In particolare, l’attività di indagine avrebbe fatto emergere una serie di amministratori coinvolti avrebbero posto in essere allo scopo di favorire alcuni cittadini e imprenditori”.
E hanno aggiunto: “Sebbene nel caso richiamato, allo stato, non sia stato rilevato il coinvolgimento della criminalità organizzata, emerge comunque una certa propensione a delinquere da parte di amministratori pubblici locali e conseguenza, potenziale esposizione degli Enti pubblici a fenomeni di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Il caso, per l’appunto, dei Comuni di Monteforte Irpino e Quindici che, con DPR del 27 marzo 2024, sono stati sciolti per accertati condizionamenti mafiosi ex art. 143 TUEL, ovvero condizionamento mafioso”. I clan operativi restano sempre gli stessi. A partire da “Quindici, più in generale nel Vallo di Lauro, sarebbero tuttora operativi due clan camorristici antagonisti: Cava e Graziano, protagonisti in passato di una sanguinosa contrapposizione armata e che oggi coabiterebbero in un clima di sostanziale non belligeranza, stante anche la morte e/o detenzione delle storiche figure apicali”.
Infine nella Valle Caudina, secondo la Relazione della Dia “l’organizzazione criminale dominante resta il clan Pagnozzi che mantiene il proprio centro interessi nei Comuni di San Martino Valle Caudina, suo paese di origine, e Cervinara, ma che estende la propria influenza criminale nei limitrofi Comuni della provincia di Benevento ed anche nel Lazio. Gli interessi illeciti perseguiti riguarderebbero le estorsioni, il traffico e lo spaccio di stupefacenti ed il settore dei le giochi e scommesse, quest’ultimo mediante la distribuzione delle slot machine nei bar, nelle sale giochi e nelle ricevitorie. L’attuale operatività del clan emergerebbe da talune recenti attività di contrasto che lo hanno interessato nell’ambito della provincia di Benevento”.
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