Via libera al piano della Commissione europea per fornire ai Paesi membri 150 miliardi di prestiti per comprare armi. Dopo due mesi di trattative, i Ventisette hanno raggiunto un accordo sul regolamento Safe (Security Action for Europe), che aiuterà i governi del blocco ad aumentare gli investimenti nella difesa.
“Quanto più investiamo nell’equipaggiamento dei nostri eserciti, tanto più scoraggeremo coloro che vogliono farci del male”, ha scritto la presidenza polacca di turno nell’annunciare l’intesa su X. Ora manca solo il via libera formale al Consiglio Affari generali del prossimo 27 maggio.
“Passo importante per una Ue più forte”
L’accordo raggiunto “rappresenta un passo importante verso un’Europa più forte. Mantiene gli impegni assunti dai leader dell’Ue a marzo, aiutando gli Stati membri a investire congiuntamente nella difesa europea e a rafforzare la nostra sicurezza comune”, ha scritto sempre su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
I prestiti saranno utilizzati per investire nella difesa aerea e missilistica, nei sistemi di artiglieria, nei missili e nelle munizioni, nei droni e nei sistemi anti-drone, e per rispondere ad altre esigenze, come la mobilità militare e la protezione contro gli attacchi cibernetici.
Great news for EU #security!#SAFE is the first major EU programme to increase investment in European defence capabilities which becomes a reality.
EUR 150 billion will soon be at the disposal of member states. pic.twitter.com/irDwAcmuhF
— Polish presidency of the Council of the EU (@POLAND25EU) May 21, 2025
Flessibilità e acquisti Made in Ue
Per favorire la spesa militare, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha anche proposto una maggiore flessibilità rispetto alle rigide regole sul bilancio. Il nuovo margine permetterà di sforare i limiti di spesa fino all’1,5 per cento del Pil, se i fondi saranno impiegati per acquistare armamenti.
In cambio, però, si chiede agli Stati membri di impegnarsi ad effettuare acquisti congiunti, per allineare i sistemi difensivi delle varie nazioni, e anche di privilegiare gli acquisti di armi prodotte all’interno dell’Unione.
Secondo la proposta dell’esecutivo comunitario, solo il 35 per cento dei fondi del Safe potrà essere utilizzato per acquisti in Paesi non Ue o che non hanno firmato patti per la difesa con il blocco. Tra questi ultimi non ci sono né gli Stati Uniti né il Regno Unito, anche se con Londra un accordo è in corso di negoziazione.
La regola sugli acquisti Made in Ue ha però creato alcuni malumori tra i Ventisette. Alcuni governi sostengono infatti la necessità di concentrarsi sui mezzi più economici e veloci di riarmo, indipendentemente dalla nazionalità delle aziende che li producono.
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