Assolti perché il fatto non costituisce reato. Si è conclusa in tribunale a Sassari, mercoledì scorso, la vicenda giudiziaria che vedeva Antonio e Gianluca Tanda, amministratore e presidente della Turris Sleeve, imputati per truffa.
Un processo nato in seguito al finanziamento da 400mila euro erogato nel 2017 dal CFI, Cooperazione finanza e impresa soc. coop per azioni, soggetto attuatore del Mise, a favore dell’azienda che avrebbe dovuto produrre film di plastica- la pellicola industriale chiamata appunto “sleeve”- con cui avvolgere le bottiglie.
Procedimento innovativo che, al tempo, si ipotizzava potesse realizzare prodotti molti più sottili, meglio stampabili e maggiormente riciclabili e che aveva attirato anche l’attenzione della Coca-Cola. La Turris Sleeve stipulava un contratto con SardaLeasing nel 2016 relativo al leasing dell’impianto di produzione del prodotto industriale. Sempre nel 2016 CFI accordava il finanziamento a patto che, prima, si verificasse la concessione del preammortamento da parte di SardaLeasing e, come seconda condizione, si appurasse “l’avvio della produzione dei “film” per i potenziali clienti”.
Secondo le accuse i Tanda avrebbero tratto in errore sia SardaLeasing che Cfi con due perizie, prodotte tra giugno e novembre 2016, in cui si attestava la qualità del prodotto e della macchina, che doveva realizzare sleeve termoretraibile come da contratto, validando il procedimento in corso. “Senza riscontrare anomalie di sorta- riferiva ad esempio la prima perizia- tranne elementi legati alla normale messa a punto di un impianto alla prima installazione”. A parere del capo di imputazione, i report costituivano “un falso redatto al solo scopo di permettere l’erogazione del finanziamento agevolato e attestare l’operatività della Turris Sleeve”.
Furono accusati anche i due periti, per il reato di falsità ideologica in concorso con i Tanda, che vennero assolti sia in abbreviato che in Appello mentre rimase in piedi con il rito ordinario il processo per i Tanda. In discussione la pm Ilaria Achenza aveva sollecitato l’assoluzione piena perché il fatto non sussiste mentre, come scritto, la giudice Claudia Sechi ha disposto l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. A difendere i due imputati l’avvocata Liliana Pintus mentre Luigi Esposito ha assistito la parte civile.
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