La nuova legge prevede la partecipazione dei lavoratori ai consigli di amministrazione delle imprese o ai consigli di sorveglianza nelle aziende organizzate secondo il cosiddetto sistema dualistico (quando l’amministrazione è divisa tra consiglio di gestione e consiglio di sorveglianza)
Il Senato ha approvato in via definitiva la legge sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese. Il provvedimento intende attuare il principio dell’art. 46 della Costituzione che recita: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
La nuova legge prevede la partecipazione dei lavoratori ai consigli di amministrazione delle imprese o ai consigli di sorveglianza nelle aziende organizzate secondo il cosiddetto sistema dualistico (quando l’amministrazione è divisa tra consiglio di gestione e consiglio di sorveglianza).
La partecipazione riguarda anche gli aspetti economici e finanziari. La distribuzione ai lavoratori di una quota degli utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi beneficia di un’imposta sostitutiva del 5%. I piani di partecipazione finanziaria possono prevedere l’attribuzione di azioni in sostituzione di premi di risultato. Per quest’anno questi dividendi non possono superare i 1.500 euro annui e sono esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare. È comunque necessario che anche la distribuzione avvenga in esecuzione di contratti collettivi aziendali o territoriali stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi. L’importo complessivo non può superare i 5.000 euro lordi per ciascun lavoratore.
Sotto il profilo organizzativo, le aziende possono istituire commissioni paritetiche per la predisposizione di piani di miglioramento e innovazione dei prodotti, dei processi produttivi, dei servizi e della stessa organizzazione del lavoro. Le rappresentanze sindacali, inoltre, possono essere consultate preventivamente sulle scelte aziendali, secondo quanto viene indicato nei contratti collettivi. Per i rappresentanti dei lavoratori nelle commissioni paritetiche e negli organi societari dev’essere realizzata una formazione specifica di almeno dieci ore annue, finanziata attraverso enti bilaterali e fondi paritetici interprofessionali. Una Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori sarà istituita presso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e sarà composta da rappresentanti dello stesso Cnel, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e da esperti designati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro.
La nuova normativa nasce come legge d’iniziativa popolare promossa dalla Cisl che della partecipazione dei lavoratori alle imprese ha fatto da sempre uno dei suoi cavalli di battaglia. Nel corso dell’iter parlamentare il provvedimento ha subìto delle modifiche e per le opposizioni è stato sostanzialmente svuotato di significato. Ma il giudizio della Cisl resta estremamente positivo.
La segretaria generale Daniela Fumarola parla infatti di “una pagina storica per il lavoro e per l’Italia” e di “una svolta culturale oltre che normativa”. “Per la prima volta – sottolinea la leader della Cisl – il legislatore riconosce la partecipazione non come opzione astratta, ma come motore concreto capace di rilanciare salari, produttività, sicurezza e benessere lavorativo, legalità e giustizia sociale”.
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