a Colonia all’asta anche “l’opera perduta” di Francesco Albani “Cristo e la Samaritana” – Ottiche Parallele magazine


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L’opera del pittore bolognese proviene dalla Collezione Colbert e si tratta di un piccolo rame. All’asta anche due rare nature morte di De Heem e Kalf oltre che a opere di Michele Marieschi, del Giampietrino, di Andrea di Giusto e di Lorenzo di Credi.

Francesco Albani – Cristo e la Samaritana

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Francesco Albani – Cristo e la Samaritana

Grande attesa per l’asta primaverile firmata Lempertz. L’appuntamento per gli appassionati sarà a Colonia il 17 maggio con una selezione di old masters e dipinti del 19° secolo.
Tra i protagonisti dell’asta un’opera dalla provenienza eccezionale: il piccolo rame Cristo e la Samaritana di Francesco Albani proveniente dalla Collezione Colbert (stima: 100.000-150.000 euro) e recentemente identificato da Marco Riccomini come l’opera perduta dell’artista.
Collocata tra 1610 e il 1617, l’opera è un grande esempio di barocco romano di scuola bolognese con un’eccezionale qualità e provenienza. Per lungo tempo, fino alla Rivoluzione francese, fu di proprietà dei duchi d’Orléans e fece parte di una delle più sfarzose collezioni d’arte principesche d’Europa, quella del Palais Royal di Parigi. L’opera di Albani rese popolare la pittura su rame nella Roma del primo Seicento.

Jan Davidsz de Heem – Natura Morta con Fiori e Frutta su banco di pietra

Segnano un momento di grande rilievo nell’asta del prossimo 17 maggio due capolavori di natura morta olandese provenienti da collezioni private. Entrambe le opere non offrono solo uno sguardo sul virtuosismo pittorico del XVII secolo, ma anche sull’evoluzione del collezionismo europeo e sulla riscoperta di capolavori rimasti troppo a lungo nascosti.
Jan Davidsz de Heem, uno dei più influenti pittori olandesi di nature morte del “Secolo d’Oro” è protagonista dell’asta con un’elegante Natura Morta con Fiori e Frutta su banco di pietra (stima: 1.000.000-1.500.000 euro). Rimasta per tre generazioni in una collezione privata e sconosciuta al pubblico, l’opera è stata riscoperta e resa accessibile agli studiosi solo quanto è stata messa in asta da Lempertz. Fred G.Meijer, tra i più rinomati esperti di nature morte olandesi del XVII secolo, la considera una delle migliori nature morte del pittore e inoltre scrive che “come in tutti i suoi dipinti, de Heem ha osservato ed eseguito ogni dettaglio con la massima precisione possibile, il che rende il dipinto ugualmente affascinante per gli amanti delle belle arti, i botanici e gli entomologi”.

Willem Kalf – natura morta dedicata alla Vanitas

Nel 2024 l’opera è stata esposta nella mostra “Opulence Distilled. Capolavori dell’opera di Jan Davidsz. de Heem (Utrecht, 1606 – Anversa, 1684)” alla Snijders & Rockoxhuis di Anversa.

Occhi puntati anche sulla natura morta dedicata alla Vanitas di Willem Kalf (stima: 300.000-400.000 euro). Il maestro offre uno dei suoi primi esempi di questo genere che sottolinea la caducità dell’esistenza. Il dipinto, emerso durante l’inventario di un immobile in vendita, si distingue per il tono raccolto e meditativo: una candela spenta, un limone tagliato e una scatola di frutta candita simboleggiano il carattere effimero del gusto e della vita.

L’asta presenta pregiate opere dei maestri italiani tra cui spicca la coppia di tele del maestro Michele Marieschi (stima: 80.000-120.000 euro). Straordinari esempi di capriccio architettonico, le due tele evidenziano caratteristiche tipiche dello stile del pittore veneziano: rovine con capanne e figure circostanti, messe in scena in modo efficace grazie ad un uso sapiente della luce.

Interessante anche la tela Madonna con bambino di Giovanni Pietro Rizzoli, detto Giampietrino (stima: 60.000-80.000). La piccola tavola va intesa come un’immagine di devozione privata e come replica autografa di una delle sue composizioni più riuscite realizzata con la tecnica pittorica di Leonardo da Vinci. 
Tra le altre vedute in asta si segnala quella della attribuita al pittore fiorentino Andrea di Giusto Madonna con Bambino, San Giovanni Battista, Santa Caterina d’Alessandria e due angeli (stima: 40.000-45.000 euro) datata tra il 1435 e il 1440 quando il pittore fu attivo a Prato. Evidenti risultano i rimandi stilistici al suo Altare della Cintola del 1437 e le affinità con le opere di Lorenzo Monaco, ricorrenti nei lavori del di Giusto in quegli anni.
Tra gli esempi della pittura rinascimentale fiorentina si segnala il quadro della bottega del pittore Lorenzo di Credi che raffigura la Madonna che allatta (stima: 40.000-60.000 euro). Il volto delicatamente contornato della Madonna e il Bambino ben nutrito, vivace e con le gambette incrociate, si colloca nella tradizione degli allievi di Filippo Lippi e Andrea del Verrocchio.

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